DAY 5: Lasciate ogni speranza o voi che entrate (ad Ajaccio)

18 Agosto 2015
Propriano - Filitosa - Sagone

Al risveglio, non abbiamo ancora smaltito la delusione del giorno prima per non aver potuto provare i piatti locali.. per rifarci in parte, prima di levare le tende ci rechiamo alla reception dove assaggiamo un po' dei vini prodotti da loro. Non siamo particolarmente esperti nel campo, ma decidiamo di portarcene comunque via un paio di bottiglie per il viaggio.

Riprendiamo quindi la strada verso le undici passate, e dopo pochi chilometri giungiamo a Filitosa, dove sorge un sito archeologico risalente al neolitico. Il prezzo d'ingresso è 7 €: paghiamo ed entriamo, seguendo l'itinerario della visita. Lungo il percorso si possono ammirare diversi “menhir”, dei blocchi di pietra risalenti al IV-II millennio a.c., su cui furono scolpiti armi e volti umani. Personalmente, la visita non mi ha impressionato particolarmente, ma il contesto naturale in cui si trova il sito è innegabilmente bello. Verso la fine del percorso, si arriva inoltre ad un enorme ulivo (pare che abbia oltre 1200 anni), circondato da diversi menhir, probabilmente il luogo più affascinante della visita.







Terminato il giro, ci rimettiamo alla guida e proseguiamo lungo la N196. Quella di oggi è una lunga tappa di trasferimento: l'idea è di arrivare nella zona del Golfe de Porto, da usare come base per le tappe delle due giornate successive.

La traversata si rivela però più lunga e difficile del previsto. Per pranzo ci fermiamo a mangiare in un paesino dal nome improbabile, Grosseto-Prugna, dove ci mettono oltre un'ora a portarci i piatti che abbiamo ordinato. Come se non bastasse, il caldo torrido del mattino lascia il posto alla pioggia. Proseguiamo quindi verso nord, ma le disavventure non finiscono: invece di aggirare Ajaccio lungo la superstrada che passa esternamente, ci finiamo nel mezzo. E ad aspettarci c'è un traffico infernale. Morale della favola è che perdiamo un'altra ora e mezza per riuscire ad uscire da questa giungla di macchine. Quando arriviamo a Sagone, paesino a una quarantina di km da Porto che avevamo decretato traguardo di giornata, sono ormai le sei del pomeriggio.


Ci rechiamo in un gigantesco camping dove montiamo le nostre tende, e la sera ci concediamo il lusso di una cena fuori, vista la giornata spesa in macchina. Ci rechiamo dunque al porto di Sagone, e scegliamo un ristorante che si affaccia proprio sull'acqua, “L'ancora”.
Di questo locale, ricorderò essenzialmente tre cose:
1) Il tavolo: dato che il ristorante è pieno, viene “creato” un tavolo dal nulla.. proprio sul molo, a un metro dall'acqua!
2) La lentezza: abbiamo la malaugurata idea di prendere il menu (primo, secondo e dolce), ma tra una portata e l'altra passano secoli.. In totale ci mettiamo qualcosa come tre ore per cenare.
3) la presentazione dei piatti. All'arrivo della prima portata, capiamo il perché di cotanta lentezza. Non ci rimarrà impressa la qualità del cibo, diciamo nella media, ma di certo la spettacolarità dei piatti: presentazione eccellente, con decorazioni a non finire, un po' nello stile “novelle cuisine” francese, insomma.



Tutto sommato, però, non abbiamo cenato male. Andiamo a nanna con la pancia piena, domani ci attende una delle giornate più spettacolari del viaggio.

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