Propriano - Filitosa - Sagone
Al
risveglio, non abbiamo ancora smaltito la delusione del giorno prima
per non aver potuto provare i piatti locali.. per rifarci in parte,
prima di levare le tende ci rechiamo alla reception dove assaggiamo un po' dei vini prodotti da loro. Non siamo
particolarmente esperti nel campo, ma decidiamo di portarcene
comunque via un paio di bottiglie per il viaggio.
Riprendiamo
quindi la strada verso le undici passate, e dopo pochi chilometri
giungiamo a Filitosa, dove sorge un sito archeologico risalente al
neolitico. Il prezzo d'ingresso è 7 €: paghiamo ed entriamo,
seguendo l'itinerario della visita. Lungo il percorso si possono
ammirare diversi “menhir”, dei blocchi di pietra risalenti al
IV-II millennio a.c., su cui furono scolpiti armi e volti umani.
Personalmente, la visita non mi ha impressionato particolarmente, ma il
contesto naturale in cui si trova il sito è innegabilmente bello.
Verso la fine del percorso, si arriva inoltre ad un enorme ulivo
(pare che abbia oltre 1200 anni), circondato da diversi menhir,
probabilmente il luogo più affascinante della visita.
Terminato
il giro, ci rimettiamo alla guida e proseguiamo lungo la N196. Quella
di oggi è una lunga tappa di trasferimento: l'idea è di arrivare
nella zona del Golfe de Porto, da usare come base per le tappe delle
due giornate successive.
La
traversata si rivela però più lunga e difficile del previsto. Per
pranzo ci fermiamo a mangiare in un paesino dal nome improbabile,
Grosseto-Prugna, dove ci mettono oltre un'ora a portarci i
piatti che abbiamo ordinato. Come se non bastasse, il caldo torrido
del mattino lascia il posto alla pioggia. Proseguiamo quindi verso
nord, ma le disavventure non finiscono: invece di aggirare Ajaccio
lungo la superstrada che passa esternamente, ci finiamo nel mezzo. E ad aspettarci c'è un traffico infernale. Morale della
favola è che perdiamo un'altra ora e mezza per riuscire ad uscire da
questa giungla di macchine. Quando arriviamo a Sagone, paesino a una
quarantina di km da Porto che avevamo decretato traguardo di
giornata, sono ormai le sei del pomeriggio.
Ci rechiamo in un gigantesco camping dove montiamo le nostre tende, e la sera ci concediamo il lusso di una cena fuori, vista la giornata spesa in macchina. Ci rechiamo dunque al porto di Sagone, e scegliamo un ristorante che si affaccia proprio sull'acqua, “L'ancora”.
Ci rechiamo in un gigantesco camping dove montiamo le nostre tende, e la sera ci concediamo il lusso di una cena fuori, vista la giornata spesa in macchina. Ci rechiamo dunque al porto di Sagone, e scegliamo un ristorante che si affaccia proprio sull'acqua, “L'ancora”.
Di
questo locale, ricorderò essenzialmente tre cose:
1)
Il tavolo: dato che il ristorante è pieno, viene “creato” un
tavolo dal nulla.. proprio sul molo, a un metro dall'acqua!
2)
La lentezza: abbiamo la malaugurata idea di prendere il menu (primo,
secondo e dolce), ma tra una portata e l'altra passano secoli.. In
totale ci mettiamo qualcosa come tre ore per cenare.
3)
la presentazione dei piatti. All'arrivo della prima portata, capiamo
il perché di cotanta lentezza. Non ci rimarrà impressa la qualità
del cibo, diciamo nella media, ma di certo la spettacolarità dei
piatti: presentazione eccellente, con decorazioni a non finire, un
po' nello stile “novelle cuisine” francese, insomma.
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