DAY 2: Oslo - Stavanger

Sabato 9 agosto 2014

Ci mettiamo subito in viaggio, nonostante la stanchezza, portandoci avanti di qualche ora visti i tanti chilometri da percorrere (oltre 400). Dall'aeroporto superiamo Oslo, Drammen, e infine ci fermiamo a Hokksund, paesino ad un'oretta di strada dalla capitale. Qui campeggiamo in una specie di parchetto dove all'indomani c'è un qualche tipo di festa vichinga. Ci accorgiamo da subito della differenza di latitudine: già alle 4 inizia ad albeggiare, nonostante non siamo ancora veramente a nord.
Il mio primo impatto con la tenda è buono, dormo tranquillo anche perché la temperatura è accettabile, per adesso (così non sarà più avanti...)


Ci rimettiamo in marcia di buon mattino, e dopo un'oretta di strada giungiamo ad Heddal, il nostro primo checkpoint. Qui si erge la Stavkirke (chiesa in legno) più grande della Norvegia, circondata da un bel cimitero.

Mi stupiscono le dimensioni: dalle foto me l'aspettavo decisamente più grande!
Comunque, ci prendiamo un'oretta per visitarla: l'interno è semplice ma carino. Una guida (uno schianto di ragazza norvegese) ci spiega che è stata costruita in epoca cristiana, ma ora vi si svolgono riti luterani. Ci racconta anche qualche aneddoto curioso: per esempio, il lato a sud della chiesa era riservato agli uomini, che così si prendevano gli influssi positivi della luce del sole, mentre le donne erano relegate nella parte esposta a nord. Intorno alla chiesa corre una galleria in cui si ammirano diverse decorazioni rappresentanti animali (alcuni un po' inquietanti) e simboli runici.



Compreso nel prezzo del biglietto (70 corone, circa 9 euro) visitiamo anche, a qualche minuto a piedi, il museo rurale, composto da case in legno del XVIII secolo.


Finito il giro, ripartiamo proseguendo lungo la E134, inoltrandoci nella contea del Telemark. Intorno a ora di pranzo ci fermiamo sul primo passo di montagna del nostro viaggio, vicino a Dalen, da cui si gode di una magnifica vista delle zone circostanti.


Dopo un invitante pasto a base di cracker e pane e nutella, ci rimettiamo in marcia per affrontare la seconda parte del viaggio. Il tempo peggiora e inizia a piovere, ma al contempo il paesaggio diventa più affascinante: montagne verdi e foreste, laghi e piccole cascate, si alternano ad altopiani dove la vegetazione è più spoglia. Facciamo un'altra sosta nei pressi di Valle, sulle rive del lago Rosskreppfjorden. Il posto è un'oasi di tranquillità, e rimaniamo per un po' ad osservare l'acqua che corre lungo il suo percorso attraverso delle cascatelle; ci sono anche dei matti (norvegesi, presumibilmente) che stanno facendo il bagno nell'acqua gelida.




Dopo un po' proseguiamo lungo la statale 45, fino ad incontrare il primo fiordo del nostro viaggio, che dovrebbe essere il Frafjord. La sosta è d'obbligo per scattare qualche foto, e poi via con l'ultima tratta. 


Giungiamo a Stavanger verso le 19; parcheggiamo l'auto e facciamo un breve giro del centro, specialmente della zona intorno al porto. 
La città non è nè particolarmente grande nè ha molte attrazioni da vedere, ma in generale mi è parsa abbastanza gradevole: carina la zona che si affaccia sul molo, e all'interno una rete di vicoli con casette colorate conferisce un tocco di vivacità all'ambiente.



Ben presto, comunque, la fame prende il sopravvento, e finiamo a mangiare in un ristorante di cui per fortuna ho dimenticato il nome, attirati da un menu estivo a prezzo modico. Ci piazzano ad un tavolo esterno, ma poco dopo su di noi si abbatte il diluvio universale, e costringiamo la cameriera (un po' restia a dire il vero) ad ospitarci all'interno. 
Dopo un tempo infinito (credo un'ora, forse più) ci servono dei piattini miseri e freddi, che ci fanno temere il peggio riguardo alle future cene norvegesi. Intanto, fuori la tempesta non accenna minimamente ad attenuarsi (da segnalare la profezia della cameriera: “Qui a Stavanger piove 5 minuti e poi esce il Sole di nuovo” …).

Viste le condizioni meteo, non ci rimane altro che tornare in fretta e furia in macchina, tranne il buon Teo che stoicamente si cimenta in una toccata e fuga a saggiare le (costose) birre locali in un pub del centro. Dopo esserci riuniti, bagnati fradici, ci dirigiamo verso un campeggio poco fuori città, dove piantiamo le tende e dormiamo, mentre fuori vento e pioggia torrenziale imperversano su di noi come se non ci fosse un domani. Viaggio bagnato, viaggio fortunato?

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