Quella di oggi verrà ricordata come “la notte del gelo di Andenes”. Non ho parlato molto, finora, delle temperature, ma è giunto il momento di farlo: prima della partenza avevamo ipotizzato di beccare sì freddo, ma con una certa moderazione (siamo pur sempre ad Agosto.. no?). Ecco, ci sbagliavamo, e di grosso pure.
I primi giorni nel Sud della Norvegia
sembravano rispettare le nostre previsioni, con temperature notturne
sopportabili dentro a tenda e sacco a pelo: prima 15°, poi scesi a 10°
man mano che salivamo a nord. Ma poi la temperatura ha continuato a
scendere.. fino a questa notte, quando fuori si sono toccati i 4°.
Verso le 5 di mattina Teo
esce dalla tenda dicendomi “vado a farmi un tè caldo”. Sulle
prime penso che sia impazzito, che come minimo ci sono ancora 3 ore
di sonno, ma mentre tento di rimettermi a dormire mi rendo conto che
l'interno della tenda (e del mio sacco a pelo) sembrano diventati
l'interno di un frigorifero. Provo a resistere per una quarantina di
minuti (e ho addosso pure maglietta termica e pile), ma alla fine mi
arrendo pure io e corro nella cucina del campeggio per imitare il mio
compagno di viaggio. Passo la successiva mezz'ora immobile sul
divanetto, mentre il sangue ricomincia a scorrere attraverso i miei
arti.. Un'oretta dopo scopriamo che anche Alessio e Giulia sono
sopravvissuti alla terribile prova: dopo questa notte decidiamo di
abbandonare le tende definitivamente.
Ci presentiamo al molo di Andenes verso
le 8, dove prendiamo l'ultimo (nonché il più costoso) traghetto del
nostro viaggio, verso Gryllefjord. La traversata è a dir poco
travagliata: la nave balla talmente tanto che sembra debba ribaltarsi
da un momento all'altro. Fortunato io che non soffro il mal di mare,
ma le facce degli altri sembrano quelle di tre cadaveri!
Dopo due ore di dondolio approdiamo
finalmente sull'isola di Senja. Percorriamo per un breve tratto
l'ennesima Strada Turistica Nazionale, e di nuovo è impossibile non
rimanere meravigliati dai panorami che offre.
Dopo una quarantina di minuti circa
l'abbandoniamo riportandoci verso la terraferma sulla statale 86 (per
evitare il traghetto da Bothnamn, con orari molto sporadici), e poi
torniamo sulla Statale Artica. Avvistiamo i primi cartelli
“attraversamento renne”, ma per il momento non c'è traccia degli
animali.
Giungiamo a Tromsø verso le 2 del pomeriggio, parecchio
affamati, ma il fato ci impedisce l'entrata in città: il ponte che
la collega alla terraferma, infatti, è chiuso per la tappa finale di
una corsa ciclistica, la Arctic Race, cominciata 4 giorni prima da
Capo Nord e che si conclude proprio a Tromsø.
Perdiamo mezz'ora per capire come si fa ad entrare in città da vie alternative, scoprendo poi che esiste un tunnel sottomarino poco più a nord. Ci ritroviamo quindi sotto la città, ed è pazzesco: c'è una vera e propria rete di strade sotterranee, con tanto di rotonde, cartelli e parcheggi.. impressionante.
Lasciamo la macchina e torniamo alla luce del sole, dove troviamo il caos: la città è infatti piena zeppa di gente e bancarelle per la corsa ciclistica, e molte strade bloccate ci costringono a lunghe deviazioni per passare da un punto all'altro. L'atmosfera però è decisamente festaiola!
Perdiamo mezz'ora per capire come si fa ad entrare in città da vie alternative, scoprendo poi che esiste un tunnel sottomarino poco più a nord. Ci ritroviamo quindi sotto la città, ed è pazzesco: c'è una vera e propria rete di strade sotterranee, con tanto di rotonde, cartelli e parcheggi.. impressionante.
Lasciamo la macchina e torniamo alla luce del sole, dove troviamo il caos: la città è infatti piena zeppa di gente e bancarelle per la corsa ciclistica, e molte strade bloccate ci costringono a lunghe deviazioni per passare da un punto all'altro. L'atmosfera però è decisamente festaiola!
Ci ritroviamo un po' per caso nella piazza principale, lo Stortorget, affollatissima e con un mega-schermo a proiettare la gara, e poi a camminare lungo la Storgata, la via principale. Cerchiamo prima di tutto un posto in cui mangiare, ma si dà il caso che di domenica a Tromsø sia tutto chiuso, per cui ci tocca riempire lo stomaco con un panino da Burger King.
A questo punto ci dividiamo: i miei compari restano in centro per vedersi l'arrivo della corsa, mentre io ho la malsana idea di attraversare il (lungo) ponte per visitare la Cattedrale Artica. La costruzione è davvero bizzarra, una struttura futuristica interamente bianca formata da sezioni triangolari. Ma aldilà della curiosa vista da fuori, l'interno è abbastanza spoglio, a parte una grande vetrata e un organo, per cui se capitate di qua potete anche farne a meno. Dal ponte, però, si gode di una bella vista sulla città.
Tornato sull'isola mi riunisco con i
miei compagni di viaggio: la gara è finita, pare ci fossero anche
diversi ciclisti famosi, tra cui Thor Hushovd al ritiro (e che ha
perso per un soffio).
Giriamo un pochetto per le vie del
centro. Ormai è sera: decidiamo che per oggi è abbastanza e
lasciamo la città. Per quanto mi riguarda, non mi ha detto granchè,
e l'appellativo “Parigi del Nord” mi pare un tantino fuori luogo.. ma
probabilmente il massimo splendore lo raggunge nelle notti di aurora
boreale :)
Ci fermiamo in un campeggio sulle rive
del Ramfjord, attendendo per più di un'ora che la tipa della
reception ritorni da chissà dove. Memori della notte in tenda ad
Andenes, stavolta abbiamo prenotato una hytte, una specie di piccolo
bungalow; qui sono diffusissimi ed economici, e ce la si cava
con 10-15 euro a notte. Mangiamo una specie di zuppetta di goulash
(dimenticabile) presa in un market a Tromsø, poi ci godiamo
l'ennesima vista rilassante sul fiordo, che mette i titoli di coda ad
un'altra giornata.
La meta è sempre più vicina, Capo Nord è lontano “solo” (si fa per dire) 600 km.
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