Il grande giorno è arrivato! Dopo mesi e mesi di attesa, di programmazione, ci siamo. Mi alzo e mi fiondo a guardare dalla finestra: poche nuvole in cielo, tempo perfetto per una camminata.. la ragazza della reception non ha sbagliato :)
Dopo una colazione nutriente, siamo di nuovo in
macchina per ripercorrere la strada per Nordkapp. Ma non fino in
fondo, stavolta: ci fermiamo al cartello che indica Kniskvjelloden,
dove lasciamo l'auto in un piccolo parcheggio. Sono le 9 e 11 minuti:
inizia la nostra gloriosa marcia verso il vero Capo Nord.
Il percorso è lungo 9 km e richiede
circa 3 ore solo andata (soste comprese). Non è difficilissimo ma,
come ci ha spiegato anche la ragazza del camping, è sconsigliato in
caso di pioggia, per via di alcuni tratti molto scivolosi, e ancora
di più in caso di nebbia: con scarsa visibilità si rischia davvero
di perdersi.
Partiamo insieme ad un altro gruppetto
di turisti, che però hanno un'andatura da bradipo, e ben presto li
lasciamo alle spalle.
La prima parte inizia con una serie di distese interminabili di sassi e pietre, attraversando ogni tanto dei ruscelletti passando su delle assi di legno, in un continuo saliscendi. Il terreno, guardandolo bene da vicino, è ancora semi-congelato: qui non si sghiaccia mai del tutto, nemmeno in estate. Non c'è un vero e proprio sentiero: si intravede una striscia di terreno un po' più battuta, segno dei passaggi precedenti, ma a guidare il cammino sono delle torrette di sassi impilati uno sopra l'altro, e dei grossi blocchi con incise delle T rosse, che indicano la via. A volte sono parecchio distanziati uno dall'altro, ma per fortuna la visibilità è ottima.
La prima parte inizia con una serie di distese interminabili di sassi e pietre, attraversando ogni tanto dei ruscelletti passando su delle assi di legno, in un continuo saliscendi. Il terreno, guardandolo bene da vicino, è ancora semi-congelato: qui non si sghiaccia mai del tutto, nemmeno in estate. Non c'è un vero e proprio sentiero: si intravede una striscia di terreno un po' più battuta, segno dei passaggi precedenti, ma a guidare il cammino sono delle torrette di sassi impilati uno sopra l'altro, e dei grossi blocchi con incise delle T rosse, che indicano la via. A volte sono parecchio distanziati uno dall'altro, ma per fortuna la visibilità è ottima.
Il tempo scorre, mentre maciniamo
chilometri, in un paesaggio che si ripete, eternamente uguale; è un
posto inospitale, ma che suscita emozioni intense. La sensazione è
quella di essere davvero in mezzo al nulla, di camminare verso la
fine del mondo. L'unico rumore è il fischio acuto del vento, che
batte implacabile su queste lande deserte senza alcun tipo di riparo.
Branchi di renne ogni tanto spuntano qua e là, e qualche altro
intrepido turista che sta percorrendo il nostro stesso cammino.
Per un'ora buona, forse un'ora e mezza,
lo scenario non cambia, fin quando il terreno inizia a digradare
leggermente passando sul fianco di una collina, che ci offre un
temporaneo riparo dal vento. Ne approfittiamo per fare una piccola
sosta e mangiare qualcosa, poi continuiamo la nostra marcia.
Il
percorso si fa più difficile, scendendo verso il mare, sempre tra
sassi e pietre che obbligano a scegliere con attenzione su dove
poggiare i piedi. Arriviamo finalmente ad una piana che dà
direttamente sull'oceano, dove qualche matto ha piantato una tenda
(!). E sulla destra, ecco apparire la falesia di Nordkapp,
completamente coperta dalle nubi. La cosa ci fa un po' sorridere,
dato che noi grazie ad un sole splendente godiamo di una bellissima
vista sul mare, mentre di là probabilmente non vedono nulla.
Un'altra breve sosta accanto ad una
delle “torrette di segnalazione”, e poi ci accingiamo ad
affrontare l'ultima parte del tragitto. Questa è la più tosta:
bisogna aggirare la baia passando sulla sinistra, camminando su dei
roccioni inclinati a 45°, che danno proprio sul mare.
La
pericolosità qui è data dal fatto che queste rocce sono bagnate, e
quindi scivolosissime. Rischio di cadere un paio di volte, e
ringrazio i miei nuovi scarponcini che mi salvano la caviglia, e dopo
una ventina di minuti avvistiamo finalmente il monumento che tanto
aspettavamo: siamo giunti a destinazione!
La bellezza del luogo sta anche nella
sua semplicità e nella sua naturalezza. Un piccolo monumento indica
il nome del posto, Knivskjellodden, e la latitudine: 71°11'08",
contro i 71° 10' 21" di Nordkapp. E poi una piccola cassetta
rossa (che fatichiamo non poco ad aprire, sembriamo degli
scassinatori), contenente diversi oggetti lasciati da precedenti
viaggiatori, e un registro in cui firmarsi per lasciare traccia del
proprio passaggio. Siamo i visitatori numero 1082, 1083, 1084 e 1085
di quest'anno.
Ce l'abbiamo fatta: siamo nel punto più
a Nord d'Europa. Stappiamo una birra per festeggiare: la missione è
compiuta, il mondo sembra ai nostri piedi.
La solennità del momento viene rotta
dopo un po' dall'arrivo di altri turisti, ma almeno li sfruttiamo per
farci fare delle foto decenti.
E' ormai l'una di pomeriggio quando, a
malincuore, ci incamminiamo sulla strada del ritorno, anche perché
il sole è sparito dietro alle nuvole e il vento è aumentato
d'intensità.
Se il percorso di andata è difficile, il ritorno è
psicologicamente devastante: non c'è più la meta da raggiungere,
che sprona ad andare avanti anche nei momenti più difficili; inoltre
più andiamo avanti e più il vento diventa forte. L'ultima ora e
mezza di tragitto è un calvario: il terreno non è proprio tutto
pianeggiante, ma ha dei leggeri saliscendi; ogni volta che si
scollina si spera di vedere il parcheggio, ma ogni volta ci si
ritrova davanti ad un'altra distesa infinita di sassi e pietre.
Dopo un numero incalcolabile di
imprecazioni arriviamo finalmente alla macchina, sudati fradici e con
un vento gelido che ci sta per uccidere. Ci cambiamo e ripartiamo in
direzione Honningsvag, con i riscaldamenti al massimo (qualcuno con
addosso un sacco a pelo): necessitiamo assolutamente di un pasto
caldo, e ci fiondiamo in un ristorantino per pranzare (ok, sono le 5
di pomeriggio però..).
Mi faccio bel un piatto di lingue di merluzzo
fritte, e dopo un paio d'ore ripercorriamo la strada di ieri, ma
stavolta in direzione Alta, dove abbiamo l'aereo la mattina
successiva. La stanchezza inizia a farsi sentire, e il maltempo
rende i paesaggi meno interessanti del giorno precedente, ma a ravvivare un
po' il viaggio ci pensano i solito branchi di renne, che attraversano
ogni tanto la strada.
Arriviamo verso le 9 di sera ad Alta,
dove prendiamo una hytte per una notte. Io e Teo decidiamo di
non essere sazi, così dopo una doccia calda ci infiliamo in cucina
per farci un altro bel piatto di pasta.
Qui un simpatico signore inizia a far conversazione con noi, balbettando un po' d'inglese: anche lui sta girando la Norvegia (partendo però da nord), e ci parla proprio di Knivskjellodden, dove noi siamo appena stati!
Finito di mangiare lo salutiamo e lo lasciamo ancora lì che si studia le cartine.
Andiamo finalmente a letto anche noi: siamo distrutti, ma felici per aver realizzato la tanto sognata impresa.
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Qui un simpatico signore inizia a far conversazione con noi, balbettando un po' d'inglese: anche lui sta girando la Norvegia (partendo però da nord), e ci parla proprio di Knivskjellodden, dove noi siamo appena stati!
Finito di mangiare lo salutiamo e lo lasciamo ancora lì che si studia le cartine.
Andiamo finalmente a letto anche noi: siamo distrutti, ma felici per aver realizzato la tanto sognata impresa.
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