Ieri abbiamo raggiunto la vera meta, ma il viaggio non è ancora terminato.
Abbiamo infatti lasciato per ultima la visita di Oslo, inizialmente programmata come prima tappa ma per questione di tempi/voli dirottata in coda negli ultimi due giorni. Così ci presentiamo verso le 9 di mattina all'aeroporto di Alta, dove prenderemo un aereo per la capitale. Dobbiamo inoltre riconsegnare la macchina: dopo 11 giorni di viaggio e 4060 km insieme ci piange un po' il cuore, è stata una fedelissima compagna e ci ha portati sempre a destinazione senza intoppi!
Quindi bye bye car, ci mancherai,
lascio le chiavi nella casella della Hertz e ci mettiamo a fare
colazione nella sala principale di un aeroporto completamente
deserto: perfino al banco dei check-in non c'è nessuno.. surreale,
ma d'altronde da qui partono/arrivano qualcosa come 5 o 6 aerei al
giorno.
La tranquillità viene improvvisamente spezzata verso le 10: una mandria di pescatori norvegesi, che si imbarcheranno poi sul nostro stesso volo, irrompe in aeroporto con tanto di canne da pesca al seguito e cassette contenenti pesce fresco; giunge anche la tizia del check-in e così possiamo fare i nostri biglietti.
La tranquillità viene improvvisamente spezzata verso le 10: una mandria di pescatori norvegesi, che si imbarcheranno poi sul nostro stesso volo, irrompe in aeroporto con tanto di canne da pesca al seguito e cassette contenenti pesce fresco; giunge anche la tizia del check-in e così possiamo fare i nostri biglietti.
Partiamo verso le 11.50 con un aereo della Norwegian Air e atterriamo a Oslo verso le 14, poi in una quarantina di minuti di treno giungiamo in centro.
La città ci
accoglie con un tempismo perfetto: appena usciamo dalla stazione con
tutti i bagagli appresso, ecco che inizia a diluviare. Da furbi che siamo, decidiamo di non aspettare che si calmi ma di
raggiungere l'ostello subito, tanto dista solo dieci minuti, e
infatti arriviamo completamente fradici. E appena siamo dentro,
smette di piovere...
L'ostello è abbastanza spartano, siamo
in una camerata da 8 ma i nostri coinquilini al momento non ci sono.
Molliamo quindi le robe e iniziamo il giro della città, percorrendo
la Karl Johans Gate, la via principale, che costeggia la Eldsvolls
Plass. Dopo 11 giorni passati nella pace della natura, tra i fiordi e
la tundra, il rientro in una grande città è traumatico: il caos è
quasi insopportabile, mi ci vuole un po' per abituarmi.
Sono circa le 5 quando entriamo nella
National Gallery. Nessuno dei quattro è un
appassionato d'arte, ma non possiamo non vedere uno dei quadri più
famosi di sempre: l'urlo di Munch. Il dipinto è infatti esposto qui,
anche se in realtà il pittore ne realizzò diverse copie sparse in
giro per il mondo, delle quali un'altra è tenuta al Munch Museum,
sempre ad Oslo. Gironzoliamo un po' tra i corridoi: prima nel reparto
dedicato all'astrattismo, dove da perfetto ignorante continuo a
chiedermi come facciano certi quadri a valere milioni :) Segue poi una
sezione con diversi dipinti molto belli rappresentanti alcune
meraviglie naturali norvegesi, tra cui alcune cascate che abbiamo
visto; e infine la zona dedicata a Munch, caratterizzata da alcuni
quadri un po' macabri, fino al famoso “L'urlo”
Riesco anche a scattare un paio di
foto, nonostante il divieto, poi usciamo: è ormai ora di cena, e
seguendo i consigli del nostro esperto ci andiamo a rifocillare al
håndverkerstuene, ristorante con ottimo cibo (e birra) ma che
scopriamo a nostre spese essere un po' caro.. ma tutto sommato è
l'ultima sera, quindi ci concediamo questo piccolo lusso.
Io mi
divoro un fantastico piatto di salsicce della casa con purè,
accompagnato da una bella birra scura. Facciamo anche conversazione
con un norvegese del tavolo a fianco, che non appena scopre la nostra
provenienza ci sventola una foto di Di Canio (per chi non lo sapesse,
un ex giocatore della Lazio) annunciando fiero “He's my favourite
football player!”..
Finiamo la serata con una tranquilla
passeggiata nella zona sud della città, con il porticciolo che si
affaccia sull'Oslofjord. Finalmente qui respiriamo un po' più di
tranquillità, intorno c'è poca gente, e la vista sul fiordo per
quanto non sia paragonabile alle meraviglie del Geirangerfjord è
certamente rilassante.
Prendiamo la strada di casa, assistendo ad un fenomeno
nuovo: il buio della notte. Erano infatti diversi giorni che non
vedevamo il cielo completamente scuro, dato che al nord il chiarore
del tramonto resisteva fino al mattino.
La città ci sembra quasi più carina
in notturna che di giorno, vivace ma meno caotica.
Torniamo in ostello e ci mettiamo a far
nanna, godendoci l'ultima notte norvegese.
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