DAY 15: Londra

Venerdì 18 ottobre 2013

Inizialmente questo doveva essere il giorno dedicato a Stonehenge; ma un po' per la febbre persistente del nostro compare, un po' perché non sono riuscito a recuperare in tempo informazioni su come arrivarci a cifre modiche (il tizio della reception ci propone solo un tour che costa la bellezza di 50 £..), la gita salta e sfruttiamo la giornata per girare ancora un po' Londra.

Esco per fare un po' di spesa, chiedo alla prima passante che capita se c'è un supermercato lì vicino, e guarda caso scopro che è italiana :) Compro due cose al vicino Sainsbury's, rientro, e partiamo (io a Andrea) per una nuova camminata.

Al mattino ci spostiamo in South Kensington, nella zona dei musei. Qui ve ne sono ben tre: il Science Museum, il Natural History Museum e il Victoria & Albert Museum. Dato che siamo un fisico e un ingegnere (no, non è l'inizio di una barzelletta), optiamo per il primo. L'ingresso anche qui è ovviamente gratuito. Il museo, per chi è appassionato di scienza, è davvero carino: la parte più interessante a mio parere è quella dedicata all'esplorazione spaziale (dove è esposto anche un frammento di suolo lunare) e all'aviazione; poi c'è tutta una parte molto carina con tanti 'mini-esperimenti' che sfruttano diversi principi fisici, ma che quel giorno (non ho idea se sia sempre così) è completamente invasa da bambini: un caos pazzesco!



Spendiamo all'interno quasi tutta la mattinata, poi ci incamminiamo lungo Brompton Road e arriviamo fino a Harrods, il famoso magazzino di lusso.



Decidiamo di andare a mangiare altrove, quindi riprendiamo la metro e scendiamo in Covent Garden. Qui rimango scioccato: questa stazione della metro è talmente in profondità che per salire siamo costretti a prendere l'ascensore! Non ci sono infatti scale, soltanto quelle d'emergenza che però sono sconsigliate in quanto consistono di 193 gradini, ovvero l'equivalente di 15 piani a piedi. Usciamo, e finiamo a mangiare un panino in una specie di fast-food chiamato “Eat” (è una catena, ce ne sono parecchi in giro), perlomeno sembra essere più sano del McDonald's.. Da Covent Garden poi prendiamo una via pedonale, Neal Street, al termine della quale (l'avevo adocchiato il giorno prima) c'è un negozio che vende una varietà di tè incredibili! Si chiama Tea House, ne approfittiamo per comprare vero tè inglese, poi ritorniamo in Trafalgar Square dove ci sediamo sulle gradinate e ci rilassiamo un po', guardando alcuni dei tanti artisti di strada che si esibiscono davanti alla National Gallery.

Uno mi stupisce in particolare, è una specie di contorsionista che riesce a far passare tutto il corpo attraverso una racchetta..  E' pomeriggio inoltrato ormai, ma ho in testa ho un'ultima fissa: entrare nell'abbazia di Westminster. Alle cinque infatti iniziano le Evensongs, l'ora di canti serali, in cui si può entrare liberamente. Così ci incamminiamo sulla Whitehall, dirigendoci verso il Big Ben.



Lungo la via, sulla destra notiamo un edificio con davanti una guardia reale: è l'Horse Guards, un palazzo al cui interno si svolgono diverse parate. Come di consueto molti sono lì a far la fila per le foto con la guardia, ma mi colpisce il fatto che quest'ultima sembra infastidita dalla folla, e addirittura a un certo punto si sposta all'interno.. ma non devono stare sempre ferme e immobili?

Comunque, proseguiamo e arriviamo all'ingresso dell'abbazia. Andrea ritorna in ostello, io (dopo aver insistito un po' con la guardia) riesco ad entrare. La prima cosa che mi ha colpito è il soffitto altissimo. Mi fanno accomodare nel transetto (questa e le poche cose che so di cattedrali, le ho imparate leggendo “I pilastri della Terra”) per seguire i cori serali, che trovo piacevoli, mentre mi guardo un po' intorno. Ci sono parecchi monumenti e tombe di vari personaggi storici, artisti, poeti, sovrani.. Finita l'ora di Evensongs gironzolo un po' per l'abbazia; al centro della navata principale c'è la tomba di un milite ignoto, analoga a quella che si può trovare a Parigi, e una lapide che ricorda Churchill. Riesco anche a scattare qualche foto, anche se le guardie mi beccano due volte.





Ritorno quindi in ostello, dove ci cuciniamo una pasta al pesto; ovviamente in cucina troviamo i tre calabresi, a cui si aggiungono poi un romano e altri ragazzi e ragazze italiani. Finiamo col passare tutta la serata a chiacchierare piacevolmente, e stavolta non c'è neppure bisogno dell'inglese, dato che sembra di essere tornati in patria!


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