DAY 4: Galway - Dublino - Kilkenny

Lunedì 7 ottobre 2013

La tappa di giornata è Kilkenny, graziosa cittadina nel sud-est dell'Irlanda; per arrivarci da Galway però dobbiamo passare di nuovo da Dublino, e dato che c'è da aspettare un'oretta per la coincidenza Dublino-Kilkenny, abbiamo il tempo per fare anche una visitina al Phoenix Park, immenso parco nella zona ovest della capitale, con il suo Wellington Monument, un obelisco che giganteggia proprio all'inizio del parco.



Arriviamo quindi a destinazione in tarda ora di pranzo, e iniziamo subito il giro della città. Ad accoglierci, diverse vie con delle graziose casette colorate.



Mi fa strano chiamarla città in effetti, perché è davvero piccola (circa 24000 abitanti, poco più del paese in cui abito io!), ma merita una visita; è tutta in stile medievale.

Vediamo la cattedrale di St. Canice, del 13esimo secolo, che sorge al centro di bel cimitero:



e poi la Black Abbey, una chiesa piccola ma molto carina, che mi colpisce per alcune splendide vetrate:



Proseguiamo quindi lungo High Street, la via principale, e ci rendiamo conto di essere a digiuno dal mattino.. Così decidiamo di fermarci al Marble City Bar, bar consigliatoci dal gestore dell'ostello, e pranziamo (alle 4 del pomeriggio) con degli ottimi bagel con uova e pancetta, il tutto a 5 € circa.. non male!



Continuiamo quindi fino ad arrivare al Castello di Kilkenny; colpisce l'immensa tenuta sul retro (praticamente un parco, viste le dimensioni) e i giardini. Finita la visita, torniamo nelle vie del centro, e dopo aver chiacchierato con un simpatico signore di un negozietto di souvenir (che cerca di parlarci in italiano maccheronico, e che ci avvisa che "a Belfast sono tutti pazzi!!"... ???), optiamo per berci una birretta, visto che è presto per la cena.
Finiamo al Kytelers Inn, probabilmente il locale più famoso della città: la leggenda vuole che questo posto sia 'maledetto'. Infatti, a quanto si racconta, un tempo era la dimora di una donna che si sposò quattro volte; i poveri mariti però morirono tutti, e lei fu condannata per averli uccisi. Riuscì però a fuggire e a far mandare al rogo la domestica al posto suo. Non a caso, l'insegna della locanda è un gatto nero.



Il pub comunque aldilà della storiella è molto carino, e ne approfitto per provare la birra locale (la Kilkenny, appunto), che avevo già assaggiato più volte in Italia, ma che, come nel caso della Guinness, sembra  diversa sul luogo.
Nel locale inoltre ogni giorno c'è musica dal vivo: questa sera c'è un personaggio che suona i tamburi irlandesi.. ma non da solo! Il tizio infatti dispone intorno a sé altri nove tamburi e inizia a chiamare clienti del locale a suonare con lui, tra cui me e Teo! Ci spiega le 'tecniche' basilari dei tamburi, e poi ci fa suonare una serie di canzoni celtiche, tra cui la splendida The Gael (la canzone da cui è tratta la colonna sonora de L'ultimo dei Mohicani), e alla fine consegna ad ognuno di noi un simpatico attestato.

Finito lo spettacolo torniamo in ostello, dove facciamo conoscenza con un signore di Colonia che sta girando l'Irlanda, e terminiamo la serata cucinandoci un bel piatto di pasta all'amatriciana, che offriamo anche alle tre ragazze austriache che però rifiutano, preferendo mangiarsi la loro zuppetta.. peggio per loro!


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