Giornata totalmente “on the road”,
ma forse una tra le più belle. Partiamo di buon mattino, e ci
fermiamo un'oretta dopo in un'area di sosta vicino a Utvik, per la
colazione più panoramica della storia, in un contesto magnifico
sulle rive del Nordfjord. Ma altre meraviglie ci attendono, perciò
si riparte in fretta: primo obiettivo di giornata è il Geirangerfjord,
dove per mezzogiorno abbiamo in programma la traversata del fiordo.
Anche oggi il meteo ci assiste: il tempo è dei migliori e ci
permette di gustare appieno gli splendidi paesaggi che incontriamo.
Costeggiamo tutto il Nordfjord, poi imbocchiamo la statale 15 per
immetterci sulla Golden Route, che si inerpica fra le montagne.
L'ultimo tratto di tragitto, con la discesa verso Geiranger, è mozzafiato: un susseguirsi di ripidi tornanti da cui si
inizia ad intravedere, poco alla volta, l'acqua blu del
Geirangerfjord, centinaia di metri più in basso.
Giungiamo a
destinazione con notevole anticipo, e attendiamo quindi in coda il nostro
traghetto. Il bigliettaio decide di farci lo sconto famiglia (?!), ci imbarchiamo e ci mettiamo in prima fila per goderci il giro
sul fiordo.
La tratta che abbiamo scelto è quella più lunga, da
Geiranger a Valldal, che dura un paio d'ore. La prima parte del
fiordo è quella che merita di più: sulla destra compare la Strada
delle Aquile, che continua da Geiranger risalendo il pendio fino a
scomparire alla vista con una serie di tornanti incredibili; poi
immortaliamo diverse cascate che si susseguono una dopo l'altra, tra
cui la più famosa delle Sette sorelle, che purtroppo a causa delle scarse piogge di quest'estate non si mostra in tutta la magnificenza.
A bordo, intanto, la
voce-guida illustra e spiega le attrazioni principali del fiordo, ma
a dire il vero parla un'inglese difficile e non ci capiamo un'acca.
L'acqua scorre sotto di noi; la seconda parte si fa meno interessante, si vedono solo alcuni villaggetti abbandonati e (credo) i segni di alcune frane avvenute nel passato, e infine giungiamo a Valldal.
L'acqua scorre sotto di noi; la seconda parte si fa meno interessante, si vedono solo alcuni villaggetti abbandonati e (credo) i segni di alcune frane avvenute nel passato, e infine giungiamo a Valldal.
Col senno di poi, forse il giro da 2 ore è un po' troppo
lungo, la tratta corta Geiranger-Hellesylt probabilmente è più che
sufficiente. Comunque, scesi dal traghetto consumiamo un veloce pranzo al sacco
disturbato da uno sciame di api non poco fastidiose, poi ci rimettiamo in
marcia nuovamente verso le montagne dell'interno.
Lungo la Geiranger-Trollstigen
incontriamo un posto di cui non ero a conoscenza, il Gudbrandsjuvet,
dove una piattaforma panoramica offre una bella veduta su una cascata
che si fa spazio attraverso una sorta di piccolo canyon.
Arriviamo infine alla Trollstigplatet,
dove alcune passerelle conducono a delle piattaforme sospese nel
vuoto da cui si può osservare per intero la strada dei Troll.
La
vista dall'alto è maestosa: la strada sembra “arrampicarsi” su
un fianco della parete rocciosa, passando anche sotto ad una cascata,
circondata per tre lati su quattro da cime imponenti avvolte nella
nebbia. La percorriamo in discesa (la strada in sé non è
particolarmente difficile, comunque), rallentando ad ogni tornante
per scattare foto, e ci dirigiamo verso Andalsnes, dove deviamo sulla
64 in direzione Molde. Intanto inizia a piovere; ennesimo traghetto,
e dopo un paio d'ore (non senza qualche errore) raggiungiamo l'ultimo
obiettivo di giornata, la famosa Strada Atlantica, quella con i ponti
strani che collegano diverse isolette, per intenderci.
Ad essere onesti, rimaniamo un
po' delusi: c'è solo un ponte particolare (che ha una
curvatura veramente pazzesca), gli altri sei sembrano "normali",
anche se la strada nel complesso rimane un'opera ingegneristica non da poco.
La stanchezza (e la fame) iniziano a
farsi sentire, e proseguiamo fino a Kristiansund. Qui troviamo un
eccellente ristorantino (si chiama Smia Restaurant) dove, nonostante la
freddezza “nordica” dei camerieri, consumiamo una deliziosa
cenetta a base di merluzzo. Finalmente rifocillati, ci dirigiamo
verso un campeggio poco distante, a Morkedal, percorrendo nella
nebbia una stradina che sembra uscita dal peggior film dell'orrore.
Inizia a fare davvero freddo la notte, ma la stanchezza ha il
sopravvento: piantiamo le tende e ricarichiamo le batterie in vista
di domani.
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